martedì 18 novembre 2025

La nuova musica composta al pianoforte. Per dormire o per stare svegli?

Nella mia ricerca musicale e nel confronto con colleghi e artisti, anche di grande fama, ho notato una tendenza sempre più marcata: la proliferazione di musica per pianoforte "ambient" o "d'atmosfera". 

Questa corrente ha generato un'infinita letteratura di playlist dedicate: musica per studiare, musica per dormire, musica per concentrarsi, che domina le piattaforme digitali e sembra definire, per molti, cosa significhi oggi comporre per pianoforte.

Premetto che il mio è un commento personale, consapevole che la bellezza musicale risponde a gusti soggettivi. 
Tuttavia, ritengo necessario sollevare alcune questioni che riguardano non solo l'estetica, ma anche la funzione della musica e lo sviluppo del linguaggio pianistico contemporaneo.

Questa produzione ambient risponde certamente a un bisogno reale: viviamo in un'epoca di sovrastimolazione costante, e molti cercano rifugio in sonorità che non richiedano attenzione attiva, che cullino piuttosto che stimolare. 
Il problema sorge quando questa diventa l'unica direzione percepita come commercialmente o artisticamente valida per il pianoforte contemporaneo.

Mi chiedo: non sarebbe altrettanto prezioso comporre musica pianistica che faccia stare svegli? Musica che offra uno stimolo positivo, che inietti vitalità nella giornata delle persone? 
La musica non deve essere solo un calmante o uno sfondo neutro, può essere energia, confronto, dialogo, sorpresa.

C'è poi una questione tecnica e linguistica che non possiamo ignorare. Questa estetica "ambient" porta spesso a un'ipersemplificazione del linguaggio pianistico. Progressioni armoniche elementari, texture minimaliste ridotte all'osso, assenza di sviluppo tematico, elementi che dal punto di vista della tecnica pianistica corrispondono, in molto casi, a un livello da primo anno di studi.

Intendiamoci: la semplicità può essere una scelta artistica profonda, quando è consapevole e motivata, ma quando la semplicità diventa formula ripetuta, quando si propone un'unica maniera di suonare come se fosse l'intero universo pianistico possibile, allora stiamo limitando drasticamente le potenzialità dello strumento.

Il pianoforte è uno strumento di immensa ricchezza espressiva e tecnica, con una enorme storia di ricerca ritmica, timbrica e melodica.

Non si tratta di criticare la musica ambient, anch'essa ha dignità e funzione. Si tratta piuttosto di rivendicare uno spazio per altre voci, per un pianoforte che possa ancora essere complesso, virtuosistico, irregolare, persino scomodo. 
Un pianoforte che dialoghi con l'ascoltatore anziché limitarsi ad accompagnarlo discretamente.

Come compositori e pianisti, abbiamo ancora oggi la responsabilità di esplorare tutto lo spettro espressivo del nostro strumento, di non lasciarci sedurre unicamente dalle logiche algoritmiche delle playlist che premiano la ripetibilità e la non-invasività. 
Forse è tempo di comporre non solo per far dormire, ma anche fare stare svegli, o magari, per far sognare a occhi aperti...

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