L'applauso
C'è un momento, al termine di ogni spettacolo, in cui il tempo sembra trattenere il respiro.
Poi, nasce l'applauso.
Non è solo un gesto, non è solo un rumore. È un moto dell’anima che si fa corpo, che vibra tra le mani e si propaga come un abbraccio invisibile. L’applauso è riconoscimento, è gratitudine, è commozione. È il modo in cui il pubblico dice: “Ti ho visto. Ti ho sentito. Mi hai toccato. Grazie."
L'applauso è uno scambio. C'è un'intimità straordinaria nell'inchino e nell'applauso: due gesti che si cercano, si completano.
L'uno non esiste senza l'altro.
È lo scambio silenzioso tra la fragilità di chi si espone e la gratitudine di chi contempla.
Per l'artista, l'applauso è ritorno, respiro, abbraccio. È il bisogno umano di essere visti, riconosciuti, di sapere che ciò che abbiamo creato ha toccato qualcuno.
Ma l’applauso non appartiene solo al teatro.
A volte esce dalle sale, attraversa la vita, e diventa qualcosa di più grande: un segno che unisce.
Riecheggia per alcune splendide azioni, splendide parole, splendidi gesti nel mondo.
Ogni volta che qualcuno compie un atto di umanità, di verità, di coraggio o di bellezza, quell’applauso invisibile ritorna a vibrare.
L’applauso rappresenta allora una nuova unione universale: un ponte tra le persone, un respiro comune che ci ricorda che siamo ancora capaci di riconoscere il bene, il bello, e di emozionarci insieme.
È il battito del mondo quando sa riconoscere la purezza e la tenerezza dell’essere umano.
L’applauso riavvicina, stringe, consola.
È il suono della gratitudine e della speranza.
Applaudire è credere ancora nella bellezza e nell'umanità.
E io applaudo ancora più forte all'arte , alla bellezza e alla cultura, al senso di umanità e bontà di questo pianeta.
Standing ovation.